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Immagine del redattoreGiovanna Catanzaro

Fabio Lavecchia, allenatore di pallavolo

Aggiornamento: 1 dic 2021

Dedizione e passione per coronare un sogno: diventare allenatore professionista di pallavolo. Fabio Lavecchia mi racconta alcuni retroscena della sua passione più grande.



Se ripensi al tuo percorso, c’è qualcosa che per te ha avuto un significato particolare?


Sono stati tanti i momenti importanti ma voglio raccontartene uno curioso: anni fa offrii una chewing-gum ad un giocatore fortissimo di Serie A - Giuseppe Barbone - prima che iniziasse a giocare. A fine partita, felice di aver vinto con la propria squadra, mi disse: “Da oggi in poi dovrai sempre darmi una chewing-gum prima della partita. Proprio tu”. Quel suo gesto scaramantico mi riempì di entusiasmo.

Inoltre ricordo con molto affetto la prima partita di serie A che vidi dal vivo. Mi trovavo sugli spalti in un palazzetto gremito di gente, in compagnia del mio migliore amico e collega Antonello. “Sono fortunatissimo”, pensai. E quella sensazione non mi ha mai lasciato.


Ti capisco. Immagino che anche per te le emozioni positive siano state fondamentali per far fronte al duro percorso formativo…


Sì, e tanto. Come per tutte le abilitazioni, bisogna frequentare corsi, mantenersi aggiornati, affrontare spese e superare esami obbligatori. Sostenere tutto ciò è impensabile senza una vera passione. Non basta dire di volerlo e non lo hai in regalo. Ancora oggi, molti sottovalutano tutto questo o – peggio - credono che lo si diventi quasi per caso, magari guardando tante partite in tv.


Chi sono questi visionari? Presentameli! (rido) Una volta abilitato a svolgere la tua professione, com’è stato sentirsi “dall’altro lato”?

Stupendo. Le responsabilità aumentano visto il potere decisionale tipico del ruolo dell’allenatore. Sono in costante valutazione e non posso dare nulla per scontato. Ma tutto ciò per me è linfa vitale. In più ho il privilegio di poter girare il mondo restando in contatto con persone di ogni nazionalità. Posso alimentare due mie caratteristiche che sono il dinamismo e la curiosità, il che mi rende doppiamente felice.


Che meraviglia! Ultima domanda prima di lasciarti in pace: il concetto di squadra mi porta a riflettere sulle dinamiche di gruppo…

Ecco, questo è un aspetto molto importante del mio lavoro. Considera che tra tutti i membri di una squadra di pallavolo c’è una completa interdipendenza e una costante competizione: ogni giocatore durante gli allenamenti sfida professionalmente il suo compagno di ruolo e, in virtù di questa sfida, viene selezionato o meno per giocare a fine settimana. Questo accade perché le squadre constano di 14 giocatori circa ma in campo ne giocano ogni volta solamente 6 più il “libero”.


Da allenatore, mi preoccupo di mantenere coeso il gruppo, creando momenti di convivenza extra-allenamento (come, ad esempio, le cene di squadra) e introducendo esercizi “alternativi” finalizzati a rafforzare lo spirito di collaborazione.

Tutto ciò avviene senza perdere di vista il livello delle prestazioni e il nostro principale obiettivo: a questi livelli, vincere è importante.


Grazie mille per aver condiviso tutto questo su Scream of Consciousness, Fabio! Alla prossima!


(Fabio è ben lieto di rispondere alle tue curiosità sulla pallavolo. Per questo puoi contattarlo al suo indirizzo e-mail lave.tr@gmail.com)



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