Flavio Verdino ha cominciato a dedicarsi alla stand-up comedy nel 2018 esibendosi in occasione di un open mic al Kest’è di Napoli. Da quel momento è iniziato il suo percorso fatto di duro studio ed esperienze dal vivo.
Qual è il primo grande sforzo che deve affrontare uno stand-up comedian, secondo te?
Bhè, innanzitutto, una volta che hai capito cosa vuoi comunicare con un monologo, devi prodigarti nella cura maniacale del testo, ponderando attentamente la scelta e la posizione delle parole per rendere le battute più efficaci.
La seconda difficoltà - forse anche maggiore della prima - è sembrare naturali durante la performance ed essere consapevoli del contesto in cui questa avviene. Da questo punto di vista sento di aver fatto una bella gavetta con i ragazzi del collettivo Allert' Comedy, ovvero Adriano Sacchettini, Davide DDL e Vincenzo Comunale. Con loro mi sono esibito in un pub dove il pubblico non ci dedicava grande attenzione. Proprio grazie a questa difficoltà ho potuto sperimentare più modi per interagire col pubblico, capendo il valore del loro coinvolgimento.
La cosa bella è che quando senti un risatone o un applauso hai la sensazione che oramai quella sarà la tua vita. E quindi sono ben disposto a legare ad essa le frustrazioni.
Ahahah, ma smettila! Tu ti lamenti?
Come tutti i mestieri, non ci si può improvvisare, quindi.
Come tutti i mestieri, presuppone impegno e costanza. Tre open mic non ti rendono un comico.
All’impegno e alla costanza aggiungerei il coraggio. So che hai fatto l’apertura per vari stand-up comedian: Montanini, Sparacino, Giardina, Ravenna…
Sì, le aperture sono un’ottima occasione per testare tanto il proprio monologo che il proprio approccio. Certo, è un’arma a doppio taglio: sei nel posto giusto perché la gente è lì per ascoltare un monologo di satira; d’altra parte, è venuta ad ascoltare un comico nello specifico – che magari segue e adora – e per questo potrebbe avere delle aspettative piuttosto alte. Con le aperture puoi farti sia un’ottima che una pessima pubblicità. Ma vale la pena rischiare, senza alcun dubbio.
Mi dicevi che anche tu, come me, sei un grande estimatore di Aldo Giovanni e Giacomo.
Esatto. Adoro la tecnica, la bravura e la genialità con cui sono riusciti a creare certe scene paradossali. Mi son piaciuti tantissimo anche il trio Marchesini Lopez Solenghi, Massimo Troisi, Giobbe Covatta e Martufello (solo per citarne alcuni).
In generale, mi sono sempre sentito attratto dalla comicità, avendo la sensazione che fosse una dimensione fatta per me. La Stand-up è congeniale per esprimere le peculiarità di ognuno, dando ampio spazio all’originalità. Più è personale il tuo punto di vista, più il tuo messaggio riesce ad essere diverso.
Ad ogni modo, al di là delle scelte personali che mi hanno portato a dedicarmi a questa forma d’espressione piuttosto che ad altre, stimo le varie sfaccettature della comicità e sono contrario alla demonizzazione delle altre tipologie di intrattenimento comico.
Sono totalmente in linea con il tuo punto di vista.
Grazie per aver contribuito a questo Scream of Consciousness, Flavio! Ad maiora!
Allert' Comedy: https://www.facebook.com/allertcomedy/ e gli open mic organizzati in collaborazione con https://www.facebook.com/standupcomedynapoli.
ps: sulla stand up comedy ho intervistato anche Marco di Pinto. Da' un'occhiata a questo link: https://giovannacatanzarob.wixsite.com/myblog/post/la-stand-up-comedy-sottotitolata-di-marco-di-pinto.
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