La passione per le arti orafe delle culture più disparate ha portato Mario a disporre di un bagaglio di tecniche davvero ampio. "Tutto fa esperienza e ti completa". E le sue creazioni ne sono una testimonianza.
Ti sei formato in un quartiere significativo per il tuo ambito: il Borgo Orefici (Napoli). È una realtà piuttosto antica, vero?
Certo, lì si sono formati tutti gli orafi che hanno prodotto gran parte del Tesoro di San Gennaro. È stata una zona molto fiorente per l’oreficeria napoletana tra il XV e XVI secolo, restando tale fino a non molto tempo fa. Lì ha avuto luogo gran parte del mio percorso formativo, durato dai 14 ai 28 anni. Il mio maestro era un uomo piuttosto severo; quando c’era lui non volava una mosca e non gli mancavano scatti d’ira. Allo stesso tempo, però, trasmetteva grande serietà e dedizione. Mi seguiva personalmente, per tre o quattro ore al giorno, servendosi di una tecnica d’apprendimento infallibile: l’errore. Non spiegava molte cose, preferiva che mettessi le mani in pasta commettendo sbagli. Attraverso quelli avrei capito.
Nella tua formazione confluiscono diverse tradizioni dell'arte orafa.
Esatto. Quella francese con la sua distintiva tecnica relativa agli incastri (‘griffe’) e quella africana che è un po’ la madre di tutte le altre scuole: l’arte orafa nasce in Africa per svilupparsi in Europa con perfezionamenti e mutamenti della forma originaria. In più ho studiato e mi sono lasciato ispirare dai grandi Maestri dell’antichità, tra arte etrusca, greca e romana.
Ma qual è la differenza sostanziale tra la gioielleria classica e quella etnica?
L’alta gioielleria (anche detta “francese”) impone l’utilizzo di determinate tecniche per raggiungere un risultato ben preciso. Nella gioielleria etnica le cose si possono raggiungere in modi diversi, personalizzati. Sono due mondi totalmente diversi.
E tu preferisci la seconda.
Più che altro mi emoziona un po’ di più. Ma adoro la gioielleria francese, più classica. Sono solo cose diverse.
Mi dicevi che buona parte della tua clientela è estera.
Sì, i miei acquirenti sono maggiormente giapponesi, russi, francesi, arabi e spagnoli. Ho notato che i giapponesi apprezzano davvero tanto la gioielleria artigianale. Riconoscono e ammirano con rispetto il lavoro di precisione e attenzione che caratterizza il mio lavoro. Una distrazione durante la saldatura compromette la struttura dell’intero gioiello costringendoti a doverlo fare da capo. A questo si aggiunge il rischio di scottarsi: le temperature del cannello e della forgia vanno oltre i 1000°.
Certo è che alla fine si hanno grandi soddisfazioni, a volte così grandi che può capitare di far fatica a separarsi dalle proprie creazioni. A distanza di molto tempo ricordo ancora – vividamente – due orecchini fatti di sfere di vetro di Murano ingabbiate in oro. Il tempo non ha rimosso il piacere di quella creazione.
Fu altrettanto piacevole, nel 2018, la realizzazione di un bracciale, orecchini crotalia e amuleti (la bulla e la lunula) su imitazione di alcuni monili rinvenuti ad Ercolano e Pompei. Si rivelò un’ottima occasione per tornare a studiare forme d’arte ed artigianato dei maestri del passato.
Che meraviglia... Voglio una lunula anch’io!
Grazie mille per aver partecipato, Mario. A presto!
Per ammirare le sue creazioni -> https://www.instagram.com/morelli_gioielli_/
Non so voi ragazzi, ma io mi sono trovato veramente benissimo con Giovanna, è una persona professionale, disponibile, educata, e davvero molto brava nel suo settore. Mi ha aiutato anche nella scelta delle foto da doversi pubblicare. Mi ha fatto tantissimo piacere poter essere intervistato da lei, mi sento di consigliarla a tutti coloro i quali vogliano farsi conoscere ad un più vasto pubblico, in modo intelligente e mirato. Ottima professionalità. Grazie ancora di tutto. Ad Maiora Semper........ 😊🙏🏻🙏🏻
Mario Morelli