Francesco si dedica allo studio della chitarra jazz da quando era giovanissimo. Il master in Film Scoring presso la scuola di formazione Adsum di Lecce è solo l’ennesimo step di un percorso di studi che dura da anni.
Quand’è stata la prima volta che hai sentito il suono della chitarra elettrica?
Era il ’96 (avevo circa 11 anni) ed ero seduto in un vecchio bar su una spiaggia quando, ad un certo punto, rimbombò dagli altoparlanti un pezzo “strano”: il suono della chitarra elettrica non mi era ancora noto e ne fui letteralmente folgorato. Scoprii solo più tardi che avevo ascoltato “Ritmo” dei Litfiba e, in essa, la chitarra di Ghigo Renzulli.
La gente che era lì intorno si mise a ballare, divertendosi. Quell’allegria, unita alla mia curiosità verso lo strumento “ignoto”, furono determinanti: decisi così di voler diventare un chitarrista. Di lì a poco iniziai a studiare musica. Ed eccomi qua.
Mi hai nominato sempre con molto piacere il Maestro Domenico Caliri.
Certo, è un grande chitarrista e insegnante che mi ha dato tanto sia dal punto di vista musicale che umano. C’è una frase del Maestro Caliri che, secondo me, riassume l’importanza data alla musica - comparandola quasi a una divinità - e la relazione che noi musicisti dovremmo assumere nei suoi confronti: “La musica non è di nessuno: noi siamo dei messaggeri e abbiamo il ruolo e il dovere di portare questo messaggio in giro e a tutti”.
A proposito di studio, ci siamo conosciuti quando eri rientrato da poco dall’Olanda. So che è stata un’esperienza molto bella e formativa da più punti di vista.
Sì, lì mi sono reso conto di quanto sia potente il linguaggio musicale: grazie alla musica ci può essere una comunicazione profondissima, usando davvero poco la lingua parlata. In virtù di questo, nei primi periodi ho potuto conoscere gente di tutto il mondo, molto prima d’aver raggiunto un buon livello d’inglese.
E lì hai messo su un trio…
…con un musicista iraniano al contrabbasso (Mohammad Fattahi) e una cantante giapponese (Waka Otsu). Ben presto io e Waka abbiamo fondato un duo col nome Crack Anew Sofa, anagramma di Waka e Francesco. La musica ha unito tre latitudini diverse del mondo. Ci siamo capiti sin da subito, anche quando le conversazioni erano scarne. La musica per me è mettersi a nudo senza giri di parole. Con sincerità e onestà, puoi trasmettere sensazioni e sentimenti a tutti, partendo dal bambino in prima fila che ti sorride al bel viso lì in fondo.
L’intrattenimento dal vivo…che bel ricordo!
Già… Il momento storico è quel che è e spinge a compiere delle riflessioni sulla figura professionale del musicista. Anche prima dell’arrivo del Covid, in realtà, il musicista era associato al mondo del precariato; per questo, scegliere la musica come strada professionale appariva – e continua ad apparire – una follia in quanto si corrono dei rischi. Nonostante tutto penso valga la pena correrli.
Ti ringrazio per aver partecipato a questo Scream of Consciousness, Francesco. Ad maiora!
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