Leo Cicala - compositore, interprete acusmatico, live performer ed insegnante - condivide su Scream of Consciousness la sua passione per la musica acusmatica, un genere nato a Parigi nel secondo dopo guerra.
Parigi sarà un centro importante per questo tipo di studi, immagino.
Lo è, senza alcun dubbio. Per questo ho deciso di seguire un corso d’acusmatica presso il Conservatorio di Parigi (Conservatoire national supérieur de musique et de danse de Paris - CNSMDP).
Come ti sei imbattuto nell’acusmatica?
Come spesso succede – o forse sempre – le cose che ti fanno cambiare strada nella vita avvengono per caso. Prima di dedicarmi all’acusmatica, suonavo jazz ed ero completamente proiettato in quel linguaggio. Finché un giorno, circa 17 anni fa, il Vallisa Cultura Onlus (https://www.vallisa.it/) propose un concerto di un tale Stockhausen. Mi ci recai, con la convinzione che si trattasse del trombettista Markus Stockhausen.
Arrivato presso il Vallisa, scoprii che l’artista in questione era un signore anziano, dall’aspetto ieratico, con indosso un camice bianco. Con fare da chirurgo, proiettò dal suo mixer un’opera letteralmente inaudita attraverso quattro grandi diffusori acustici posti in alto sulle nostre teste. Ne restai folgorato e affascinato.
Quel musicista era Karlheinz Stockhausen (il padre di Markus), ovvero uno dei compositori più grandi del XX secolo. Di lì la decisione di iscrivermi al corso di Musica Elettronica presso il conservatorio di Lecce.
Nella scuola pitagorica chiamata akusmatikoi, i discepoli udivano gli insegnamenti del proprio maestro al di qua di un velo, senza quindi poterlo vedere. Pierre Schaeffer ha ripreso quel nome per coniare l’aggettivo “acusmatica”.
Esatto. Con “acusmatica”, infatti, ci riferiamo ad un tipo di musica in cui la fonte del suono è invisibile. Non c’è nessuno che suoni dal vivo: lo strumento è un’apparecchiatura più o meno complessa che proietta i suoni dell’opera. E questa è solo una caratteristica peculiare di questo genere.
Nell’acusmatica manca la ripetizione dei ritmi e i materiali sonori che compongono l’opera possono provenire da qualsiasi ambiente, mezzo e superficie. Quello che più comunemente chiamiamo “rumore” non è più considerato uno scarto ma assume la stessa dignità degli altri suoni.
Anche per quel che riguarda la fruizione, il concerto acusmatico è di tipo immersivo, ovvero prevede che i diffusori acustici vengano disposti secondo uno schema a doppi cerchi concentrici attorno ad ascoltatori rilassati, seduti o adagiati su materassini.
Su Youtube sono disponibili alcuni video del Festival Internazionale “Acusmoniae” di cui sei l’organizzatore.
Si tratta di un progetto che ho portato, tra il 2014 e il 2018, in diverse scuole della Puglia e presso l’Università Tor Vergata di Roma. A tal fine mi sono servito di un dispositivo mobile chiamato acusmonium “Rizoma”, costituito da 52 altoparlanti. È lo stesso che utilizzo nell’associazione culturale di cui sono presidente, l'ACUSMA Teatro del Suono (http://acusma.it/) di Bari.
52 altoparlanti? Wow… Voglio sapere cosa significa ascoltare un concerto così! Spero di avere presto questa possibilità, Covid permettendo.
Grazie mille per la tua partecipazione a questo Scream of Consciousness, Leo! E auguri per tutto!
Alcune composizioni di Leo sono disponibili su Soundcloud e Spotify ⏬ https://soundcloud.com/leocicala
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