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Uno sguardo sull'estetica del quotidiano con Roberta Martucci

  • Immagine del redattore: Giovanna Catanzaro
    Giovanna Catanzaro
  • 7 mag 2021
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 1 dic 2021

Roberta Martucci è attualmente borsista presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, impegnata nel seguire una serie di cicli di seminari riguardanti principalmente la filosofia Estetica.

Parlare d’estetica presuppone delle specificazioni, in genere.


Esatto, perché generalmente si pensa che l’estetica si limiti ad una filosofia dell’arte o ad una teoria del sentire in relazione all’artefatto, quando – in realtà – rappresenta un metodo d’indagine estremamente ampio, applicabile alla quotidianità molto più di quanto si pensi. L’idea più comune di estetica tende a rimarcare l’adesione a una dottrina del bello e all’esercizio del gusto piegato ai canoni correnti. Questo porta a riconoscere nel solo artefatto - ritenuto o meno un’opera d’arte - una fonte di piacere e di intrattenimento.


Tu, invece, sei maggiormente focalizzata su un altro ambito dell’estetica.


Sì, mi interessa capire le dinamiche del conoscere percettivo alla base dell’esperienza estetica e i rapporti di relazione tra il corpo, la mente e gli oggetti. Tutto parte dall’analisi del verbo aisthánomai (dal greco, ‘percepisco coi sensi’) col quale si fa riferimento ad un percepire vigile, un intendere e scorgere con intelligenza; il corpo si accorge di quel che sente e dà inizio a una piena conoscenza del mondo tramite i sensi.

Viene così superata quella divisione così netta – e gerarchica – tra il mero sensibile e l’elevata attività intellettuale.

Tutto ciò si connette alla sfera degli studi sull’embodied cognition (‘cognizione incarnata’), secondo cui la mente, poiché incarnata, è inscindibile dal corpo fisico e dall’interazione di questo col mondo.


Quando parli di “interazione col mondo”, intendi il mondo in senso lato, dal macro al micro?


Sì. Al centro di questa visione dell’estetica vi è proprio la sinergia costante tra il “corpo-mente conoscente” e gli oggetti con cui interagisce ogni giorno. Volendo rendere tutto più tangibile, basti pensare al rapporto tra umani e tecnologia.

Quello che di norma consideriamo troppo banale per essere associato all’idea aulica di opera d’arte, è oggetto d’analisi nell’estetica del quotidiano, che comprende tanto il piano della vita sociale quanto il più piccolo oggetto del routinario.

A tal proposito mi viene in mente una forma di comunicazione visiva riconducibile sia ai sistemi di produzione artistica che ai momenti di vita meno significativi, ovvero la fotografia.


Riconducendolo all’entità “corpo-mente” e all’estetica del quotidiano, la possibilità di scattare enormi quantità di fotografie cosa ti suggerisce?


Nell’immediato mi porta alla mente le parole ‘istantaneo’, ‘istante’ ed ‘istantanea’.

Lo smartphone, costantemente presente nelle nostre vite, dal lavoro ai momenti di svago, permette che innumerevoli istanti si traducano in immagini.

Questo fenomeno, unito al web e alla comunicazione insita in esso, porta a delle conseguenze. Per citartene solo un paio: il nostro spazio quotidiano percepito dai sensi si amplifica, includendo anche quello “virtuale”; in più, le immagini personali riprogrammano la percezione del nostro corpo, avendo un impatto sostanziale nel sistema delle relazioni cognitive e, dunque, interpersonali.


Già… Ci serviamo di un nuovo modo per “sentire” sia il mondo esterno che noi stessi, in una sorta di nosce te ipsum digitale.

Grazie per aver partecipato, Roberta! ♥︎


(se ti va di leggere un'altra Microintervista fatta a Roberta Martucci sui suoi disegni, clicca qui ➡️ https://giovannacatanzarob.wixsite.com/myblog/post/i-disegni-di-roberta-martucci)

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